Arturo Carmassi (Lucca, 2 luglio 1925 – Empoli, 27 gennaio 2015) è stato uno scultore e pittore italiano. “ (...) In qualsivoglia modo un Carmassi penetri nella tua casa, per baratto, per scambio di moneta contro merce, per donazione, per telecinesi, considera che esso non ti è pervenuto per accordarsi al colore delle pareti, per coprire lo sfregio di un'effrazione o lo scolorimento di un'usura. Una vena sotterranea dal percorso tanto improbabile quanto logico l'ha condotto a te: non sei tu che l'hai scelto, tu sei semplicemente il punto di confluenza di una sottilissima rete di occasioni e di eventi. (...)” Andrea Camilleri in "Arturo Carmassi" (Quaderni della nuova Cairola, Milano, s.d., 1973) "(..) Paradossalmente all'alba del XXI secolo Arturo è un artista, fra i più grandi, che dobbiamo ancora situare al suo vero posto in Europa (..)" Jean-Marie Drot in "Arturo Carmassi" (catalogo mostra sala d'armi palazzo vecchio 1999,ed il Ponte, Firenze 1999). Nasce a Lucca il 2 luglio 1925 si trasferisce da bambino con la famiglia a Torino, dove studia alla Scuola del paesaggio Fontanesi e per un breve periodo all'Accademia Albertina. All'inizio della sua attività afferma una posizione indipendente all'interno di un mondo (quello della città di Torino) fortemente influenzato dai movimenti neocubisti che negli anni dell'immediato dopoguerra erano prevalenti. Dopo il suo trasferimento a Milano nel 1952 (città in quel periodo molto colta e aperta alle influenze del mondo internazionale dell'arte) entra definitivamente in contatto con le avanguardie storiche in questo periodo sempre più le sue opere si evidenziano per il carattere informale con elementi surrealisti. Il suo linguaggio del primo periodo è incentrato su una personale ricerca di astrazione formale. Alla fine degli anni sessanta come evidenzia Raffaele Carrieri il linguaggio espressivo di Carmassi cambia e recupera il dato oggettivo dell'immagine, un ritorno alla "rappresentazione del paesaggio e della figura" che un altro critico del periodo Andrea Alibrandi indica come figure e racconti dai rimandi letterari da cui traspare la sua comunanza con il surrealismo, di quel periodo è l'amicizia con Patrick Wallberg un poeta vicino ad André Breton. Il nuovo stile incentrato sulla ricerca di forme mitologiche e immagini evocative si modifica nuovamente e come nota tra gli altri Jean-Marie Drot, nell'ultimo decennio del XX secolo tende a diventare essenziale. Si è occupato durante tutta la sua carriera di pittura, scultura e incisione sperimentando tecniche diverse che vanno dal collage, alle sabbie agli oli, alle penne, all'uso di materiali non convenzionali come cera, cartone ondulato, catrame, mallo di noce, vecchie stoffe, legno di steccato. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a Fucecchio.

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